Il pianoforte di Rossini e la lettera autografa che lo attesta

Questo strumento fu acquistato da Rossini durante il suo soggiorno a Bologna: lo attesta una sua lettera autografa inedita a Camille Pleyel, scritta il 2 agosto 1846, reperita a Padova attorno al 1970 dal musicologo Piero Buscaroli. Si tratta di una lettera di una pagina fronte e retro, proveniente dall'archivio Pleyel, protocollata il 16 agosto 1846. In questa lettera è chiaramente indicato il numero di matricola 11695 del pianoforte che Rossini aveva ordinato e pagato alla ditta Pleyel. La lettera è rimasta ignota e conservata nell’archivio personale di P.Buscaroli, fino alla tarda primavera del 1999, quando fu resa nota a Gianni Tangucci, allora Direttore artistico del Teatro Comunale di Bologna, e a Flavio Ponzi, durante la prima fase organizzativa dell’esecuzione della Petite messe Solennelle di Rossini con pianoforti storici (opera poi eseguita il 29 febbraio del 2000). Successivamente, la lettera è stata schedata nel Catalogo di Christie’s, in relazione a un’importante asta di stampe e manoscritti musicali, indetta il 14 giugno 2000 nella sede di Christie’s a Roma.

La lettera, che gli esperti di Christie’s hanno presentato in Catalogo come documento assai importante, che attesta “l’esistenza di uno dei più preziosi pianoforti dell'Ottocento", è stata poi ritirata dall'asta per richiesta del suo prece-

dente proprietario, che l’ha ceduta a Flavio Ponzi, il quale ne è attualmente conservatore.

Il pianoforte Pleyel 11695, al quale si fa in essa esplicito riferimento, è stato reperito da F.Ponzi a Bologna una decina di anni fa: salvato dalla demolizione e accuratamente restaurato, è attualmente conservato in ambiente sottoposto a controllo del microclima. Questo pianoforte è un tipico esempio della tipologia romantica Pleyel, dotato di una sonorità intensa, piuttosto scura, leggermente blessé. L'allestimento esterno dello strumento, di linea semplice ed elegante, è impreziosito da tre grottesche ferma-coperchio d'ottone. La sobrietà fu uno dei caratteri della casa Pleyel: O.Comettant, in un libro dedicato alla Pleyel (Parigi, 1890), spiega questo fatto con la semplice considerazione che il valore di tali strumenti consisteva “dans leur sonorité”.

La ribaltina copri tastiera (cylindre) è sensibilmente concava, per agevolare i movimenti delle mani connessi alla virtuosità pianistica; un elegante frontalino scritto a penna riporta il marchio della casa. Lo strumento è munito di quattro barre di trazione longitudinali collegate da tiranti trasversali, incastrate in una piastra a S, sulla quale sono infissi i chiodi destinati a reggere le estremità delle corde: la trazione complessiva è poco meno di 10 tonn.

In questa tipologia, gli anelli annuali delle tavolette d'abete che formano il piano armonico sono disposte trasversalmente. Una sottilie nervatura ricurva, incollata nella parte superiore della tavola armonica dalla parte opposta al ponticello delle corde medio-acute (in corrispondenza della prima catena curva longitudinale), delimita visivamente la porzione di tavola armonica cui è effettivamente demandata l'amplificazione delle vibrazioni.

Questo sistema, caratterizzato da una larghezza tendenzialmente costante della tavola vibrante, fu sperimentato da altri prestigiosi costruttori quali Wornum e Pape, rispondendo probabilmente all'intento di conferire stabilità e durata all'assetto della tavola armonica, nonché omogeneità alla risposta acustica.

L'incatenatura (il sistema di travicelli che stabilizza le connessioni dell'insieme catene - piano armonico - ponticelli, sotto la contrastante pressione delle corde, distribuendo nel contempo le sollecitazioni), è formata da undici catene trasversali attraversate da due lunghe catene curve longitudinali (eredità della prassi costruttiva del clavicembalo e del pianoforte antico), la più robusta delle quali delimita la parte realmente vibrante. Le catene digradano progressivamente dal punto centrale di maggior spessore, alle più sottili estremità laterali, senza i caratteristici intagli (baffi), destinati ad abbatterne bruscamente la rigidezza. Aspetti che presumibilmente limitano le risposte eclatanti della tavola armonica, contribuendo a definire anche in qualche misura il timbro.

I martelli testimoniano una fase di transizione fra l'uso della pelle e del feltro, prolungata per molti decenni dalla Maison Pleyel. Essi sono costituiti da uno stiletto di mogano guarnito da un grosso sottofeltro di pelle di bufalo, cui è sovrapposto un secondo sottile sottofeltro di pelle di daino: l'insieme è infine guarnito da un feltro di lana di circa 0,38 gr./cm³ di densità.

Le martelliere applicate alle tipologie Pleyel del periodo romantico e post-romantico, nel periodo che va dalla fine della terza alla settima decade dell'Ottocento, sono caratterizzate da continue variazioni (più o meno significative), nella forma e nella composizione dei materiali. Spesso ai sottofeltri sopra descritti era sottoposto un primo strato di cuoio. E' da ricordare che nel quinto decennio dell'Ottocento, lo strato dei sottofeltri di pelle dei martelli Pleyel, era guarnito con due diversi tipi di feltro, entrambi relativamente morbidi, ma di differente densità e composizione. Il primo tipo, di colore grigiastro e di circa 0,30 gr./cm³ di densità, era costituito da una miscela di pelo di lepre e di coniglio: questo materiale era stato brevettato da H. Pape nel 1826, e fu applicato nei pianoforti a coda Pleyel quanto meno dal 1829. Il secondo tipo di maggiore densità (attorno a 0,38 gr cm³ come si è detto), documentato da questo pianoforte, è interamente di lana di pecora di colore biancastro. E’ da rilevare che nel 1840 era stato emesso a Parigi, da E.H. Billion, uno specifico brevetto per la ricopertura dei martelli con feltro interamente di lana di pecora.

Questi martelli permettono un'ampia gamma di nuances nell'ambito dei registri dinamici più bassi (da mp a ppp), ed evidenziano nel forte un carattere timbrico caloroso ed intenso, rischiarato nel registro acuto da sfumature argentine e flautate.

La meccanica di tipo inglese è ad un solo scappamento: essa restò l'unico tipo applicato ai pianoforti a coda della Maison Pleyel quanto meno fino al 1856. Anche se meno maneggevole del coevo sistema Érard a doppia ripetizione, questo sistema è caratterizzato da una maggiore immediatezza nel controllo del martello, apprezzata anche da F.Chopin. Quest'aspetto (considerando anche la ricchezza di sfumature di questo tipo di martelli), è particolarmente efficace laddove la scrittura pianistica è distribuita su molteplici registri dinamici entro la gamma del piano. Gli smorzatori, di singolare fragilità e leggerezza, sono pensati per uno smorzamento del suono non immediato. Ciò comporta differenti risultati fonici, consigliando anche un diverso uso del pedale.

La Maison Pleyel fu una delle manifatture più innovative dell'Ottocento: Camille Pleyel, direttore della fabbrica dal 1824 al 1855, fu un protagonista musicale della temperie che caratterizzò Parigi nell'epoca romantica: pianista, costruttore ed editore (anche di numerose composizioni di Chopin), gli furono da quest'ultimo dedicati i Vingt-quatre Préludes.


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